Tutti coloro che hanno cercato di costruire un castello di sabbia o una casa a Malibù sanno di non potersi aspettare che durino molto. L’oceano è una struttura dinamica che non ha molto riguardo per le strutture che noi gli imponiamo. I surfisti, tra i primi veri figli del caos, da sempre apprezzano la natura caotica delle onde che cavalcano.
L’intima relazione con un sistema dinamico complesso come l’oceano porta a uno stile di vita roll-with-the-punches e ad una visione spirituale postlinear. Anche se per certi versi incompleta come filosofia sociale, la cultura del surf e le sottoculture che ne derivano sono tra i primi a chiamare casa il caos.
Andate in un negozio di surf o sfogliatene una rivista sarete immediatamente colpiti dalle immagini su T-shirts, tavole da surf e decalcomanie. Vi è un’abbondanza di Yin-yang, foto dettagliate delle onde, e immagini di frattali. Questa è una cultura basata sul pattern delle onde dell’oceano e il sentire è che imparare a navigare quel pattern è: sia un’impresa a cui dedicare tutta la vita sia una volata fenomenale. Il simbolo taoista yin-yang è un emblema naturale per i surfisti. Non solo perché un’onda dell’oceano vista di lato o dall’interno (come solo i surfisti possono vederla) assomiglia fisicamente all’immagine yin-yang ma il ciclico corso della natura che il simbolo suggerisce serve alla sottintesa filosofia del surf.
Ci sarà sempre un’altra onda, un’altra marea, un altro giorno, un’altra stagione. Un surfista dovrebbe essere quotato sia da una scivolata fallimentare sia da una scivolata brillante e gli altri surfisti dovrebbero avere rispetto per entrambi gli esiti. Nessun giudizio. Anche l’equilibrio degli opposti rappresentato dal simbolo yin-yang è incorporato in questo sport-che-non-è-uno-sport. Il surfista professionale, quasi un ossimoro, compete vigorosamente per il podio più alto e enormi guadagni, ma lo fa con un rilassamento zen che lo porta all’apprezzamento dei fenomeni ondosi del momento.