Il paradosso
La misura più significativa del successo
non è data dalle statistiche delle tue prestazioni,
ma da quanto sei stato in grado di sentire
durante l'esecuzione della performance
S. Jackson-M. Csikszenmihaly
Perché chi impara giocando ha risultati migliori di chi riceve istruzioni.
Il primo gruppo impara seguendo lo schema tradizionale con il maestro che spiega come si fa una curva e fa ripetere il movimento. Il secondo gruppo è lasciato libero di scendere lungo la pista senza istruzioni.

Nelle prime discese i bambini del secondo gruppo vanno diretti su alcuni grandi blocchi di gommapiuma disposti in mezzo al campo. Così cadono, ma senza farsi male. Alla fine della giornata hanno imparato a curvare, senza che nessuno gli abbia insegnato nulla. L’esperimento è stato condotto in Francia e i risultati dicono che a sciare meglio, in seguito, sono proprio i bambini che hanno imparato giocando.

Anche nel nuoto qualcuno incomincia a pensare che il gioco sia l’approccio migliore. “A spingere in questo senso è la stessa natura dell’acqua dove, più aumenti la potenza muscolare, meno veloce vai”, spiega Rossella Pisano, allenatrice della Federazione Italiana Nuoto. “In questo caso i muscoli diventano più corti e pesanti e ti rallentano. Quello che è importante aumentare non è la forza, ma l’intensità della spinta. Se non senti l’acqua, se non senti la sua densità, invece di spingerla la buchi. Allora insegno ai bambini non a nuotare, ma a diventare acquatici. Perché l’intensità della spinta è possibile solo se senti l’acqua con tutta la pelle e provi piacere”.

R. Denicolò