Si comincia quando si muovono i primi passi come bipede, poi cercando di scendere le scale senza dare la mano a mamma, poi camminando in equilibrio su di una trave. Dopodiché si passa alla bicicletta, per scoprire la forza e le capacità che risiedono in lui in quanto essere umano. E scopre anche il piacere di svilupparle, unitamente a quello dell’autonomia.
Questo cammino di scoperta prosegue (o meglio, dovrebbe proseguire) per tutta la vita. E passa attraverso la scoperta di essere in grado di scalare montagne, di scartare avversari con un pallone tra i piedi, di scendere pendii innevati sugli sci, di nuotare per lunghe distanze, di correre per interi giorni.
La sensazione di efficacia, di sentirsi capaci, di saper crescere le proprie abilità, è una fonte innata di piacere. È presente già nei neonati, come hanno dimostrato molti studi. Questo piacere ha un valore biologico, perché stimola ad impegnarsi nel gioco. E come conseguenza produce uno sviluppo cerebrale più abile nel fronteggiare la complessità dell’ambiente in cui si vive. Il che significa, in ultima analisi, maggiori probabilità di sopravvivenza.