Era convincente anche quando (di rado) si arrabbiava, non perdeva mai il controllo. Una persona sempre misurata e tranquilla. Diceva solo cose autentiche, ponderate.
Quando lo conobbi, all’inizio mi sembrava troppo perfetto per essere vero: a volte i timidi appaiono meglio di quello che sono, vale anche per me. Invece era così sincero e puro, senza sovrastrutture. Aveva il pudore delle parole.
Dicono che in partita un giocatore si trasformi: balle, sei tu e basta. Conta l’istinto, lì non esiste il freno dell’intelligenza, viene fuori il profondo. E il profondo di Scirea era Scirea. Un difensore mai espulso perché gli bastava la classe.
Mai visto uno così elegante, con la testa così alta. E la purezza del tocco era purezza morale. Uomini importanti: quanta ricchezza. Oggi l’esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate. Manca il suo silenzio.