La risposta è nel corpo
Perché alcune persone ottengono buoni risultati dalla psicoterapia mentre altre no?
Negli anni cinquanta Eugene Gendlin, un giovane laureato all’Università di Chicago che lavorava con il grande psicologo americano Carl Rogers, decise di scoprire perché alcune persone ottengono buoni risultati dalla psicoterapia mentre altre no.

Attraverso l’analisi scrupolosa delle registrazioni audio di alcune sedute di psicoterapia, Gendlin e i suoi collaboratori dimostrarono che la componente cruciale non era né il tipo di terapia praticato né l’abilità del terapeuta, quanto piuttosto una speciale capacità che i pazienti che avevano successo manifestavano sin dalla prima seduta e che mancava invece a coloro che non avevano successo: la capacità di entrare in contatto con le questioni che li disturbavano e parlarne alla luce di un’esperienza non concettuale e fisica. Invece di usare frasi correttamente formate e logicamente coerenti, i pazienti la cui terapia andava a buon fine si esprimevano spesso in modo più esitante, incerto e tentennante.

Potevano dire al terapeuta: “Non so bene come dirlo”. Oppure dicevano qualcosa, poi si fermavano e la ripetevano con altre parole: “Ho questo senso di pesantezza nel petto; no, non è esattamente pesantezza, è più una sorta di oppressione…”. Analizzando lo schema linguistico dei pazienti di successo, quelli cioè in grado di comprendere in profondità i propri problemi e trovare vie di uscita per fare passi avanti positivi, Gendlin dimostrò che tali individui erano in contatto con una sorta di non meglio definita sensazione interiore, un significato percepito fisicamente e che non poteva essere espresso in maniera soddisfacente a parole. Gendlin chiamò questa fonte interiore e non verbale di conoscenza ‘felt sense’.

dal libro La risposta è nel corpo