Vacanza e vuoto
Fare un poco di vuoto (questo significa, anche etimologicamente, vacanza) è sempre più difficile e sempre più raro.

Più campo più capisco il sabato ebraico, la domenica cristiana e tutte le ricorrenze che fanno obbligo di oziare, di sospendere i propri negozi, di scendere almeno per un attimo dal convoglio del tempo organizzato, quello che ci trasporta tutti insieme verso questa o quella radiosa meta sociale. Non fare niente è igiene dello spirito, una ripulitura del cervello: e non ne siamo più capaci.

Spegnete il maledetto smartphone almeno per qualche ora al giorno, lasciate scorrere il tempo senza fissarlo a scadenze e appuntamenti, evitate di abusare del vostro vuoto rimpinzandolo di troppe voglie e di troppo divertimento, come moltissimi fanno in estate trasformandola in una febbrile successione di cose da fare. C’è un diritto alla spossatezza, al corpo abbandonato, allo spirito rilasciato, lasciarsi insipidire dal canto delle cicale è una delle maniere più dirette e radiose per ritornare all’infanzia.

Michele Serra