Slow morning
Quanti minuti occorrono per attraversare una piazza con piacere?
Stamattina sono andato a prendermi un caffè. Verso le nove. Come sempre.

Ci ho messo dieci minuti ad attraversare Piazza Scala… saranno duecento metri? Non potevo andare più veloce. C’era una piccolissima ma nitida sensazione di goduria che sarebbe scomparsa se avessi camminato velocemente. E invece restava lì se camminavo piano. Sono rientrato al lavoro e ho risposto ad un po’ di mail. Poi ho fatto soldi… o meglio, ho creato un po’ di occasioni per farli. Poi sono andato a pranzo con mia moglie e la piccola di cinque mesi (scusate ma non riesco a scrivere i numeri in numeri, devo scriverli in lettere… sarebbe come camminare veloce…). Lì l’ho capito in maniera più chiara: quando ho guardato gli occhioni felici della figlia degli organi, della figlia dei fluidi, della figlia del respiro. Stamattina c’ero.

C’erano tutte le solite cose. Idee, pensieri, reazioni, abitudini, ambizioni, preconcetti, progetti, paure – esattamente come adesso mentre sto scrivendo. E tutte queste cose hanno un unico e ineluttabile effetto: mi bloccano, sono fatte apposta per limitarmi, delimitarmi, però quella sensazione di piacere profondo (è proprio infinitesimale) resiste.

E resiste perché non combatte. Anzi, è il contrario: lei accoglie.

Accoglie tutte le paure e le abitudini del mondo. Tutti i discorsi. I comportamenti più o meno strani o ambigui delle persone che incontro. Si sa difendere, ma senza opporsi. E soprattutto è silente quando arriva il bello. Un vicolo assolato che si attraversa, con i raggi di sole primaverili. Gli occhioni scuri e profondi di mia figlia. Le parole di mia moglie. Anche la chiusura di una volgare transazione con un cliente.

Stamattina avevo fatto tre minuti di torsioni del bacino, quando ti metti sdraiato sulla schiena e muovi le gambe, raccolte al petto, prima da un lato e poi dall’altro. E non fai altro che stare in quel tubo che parte dallo sterno e arriva al sacro (così lo sentivo oggi).

M’ero svegliato prima del solito apposta, e dopo tre minuti (tre!) è arrivato mio figlio e ha voluto subito giocare, saltandomi sulla pancia, ma non mi sono arrabbiato, non mi è sembrata una rottura, una cosa fatta apposta per disturbarmi… è che la goduria era già iniziata…

Andrea Ambrogio