Ri-pensare gli interventi
I sorprendenti risultati di uno studio.
Uno studio della Baylor Journal of Medicine ha valutato gli interventi chirurgici su pazienti affetti da gravi dolori alle ginocchia [Moseley et al. 2002]. Il principale autore dello studio, il dottor Bruce Moseley, “sapeva” che la chirurgia del ginocchio aiutava i suoi pazienti: “Tutti i bravi chirurghi sanno che in chirurgia non esiste l’effetto placebo”.

Ma lo studio mirava a stabilire l’aspetto più efficace dell’intervento chirurgico. I pazienti vennero divisi in tre gruppi. Nel primo, Moseley raschiò la cartilagine del ginocchio danneggiata. Nel secondo, mise a nudo l’articolazione, eliminando del materiale ritenuto la causa dell’infiammazione. Entrambi sono interventi classici per la cura dell’artrite al ginocchio. Il terzo gruppo fu sottoposto a un “finto” intervento. Il paziente venne anestetizzato, Moseley fece tre incisioni di routine, e parlò e agì come avrebbe fatto durante un vero intervento, spruzzo persino dell’acqua salata per simulate i suoni del lavaggio del ginocchio. Dopo quaranta minuti, ricucì le incisioni come se avesse completato l’intervento. Ai tre gruppi venne prescritta la stessa terapia postoperatoria, compreso un programma di rieducazione.

I risultati furono sorprendenti. E’ vero che i pazienti sottoposti a vero intervento chirurgico migliorarono, com’era lecito aspettarsi, ma il gruppo placebo migliorò esattamente come gli altri due! Nonostante si eseguano 650.000 interventi chirurgici all’anno per l’artrite al ginocchio, a un costo di circa 5000 dollari l’uno, per Moseley i risultati parlavano chiaro: “La mia abilità di chirurgo non ha svolto alcun ruolo su questi pazienti: l’intero beneficio dell’intervento chirurgico per l’osteoartrite del ginocchio è dovuto all’effetto placebo”. I notiziari televisivi dimostrarono vividamente i sorprendenti risultati riprendendo i pazienti del gruppo placebo che camminavano e giocavano a basket, facendo cioè cose che affermavano di non poter fare prima dell’”intervento chirurgico”.

B. H. Lipton
Dal libro: La Biologia delle Credenze