Il quarto segreto
"Ciò che sono non finisce mai di sorprendermi"
È che i primi tre non esistono. Perché la realtà finisce sempre per sorprenderci.

I tre wow – intenzione, resa, goduria. La triade perfetta, già raccontata (http://www.bodythinking.com/it/Capitoli/Salute/tresegreti.html). Inevitabile nelle sedute di anatomia esperienziale. E definitiva come una poesia. Non pensi sia possibile aggiungere o spostare una parola.

E non le devo pensare o cercare queste tre tappe. Arrivano da sole. Come quando, al mare, arriva il tramonto e sei lì che te lo bevi con gli occhi. Appena l’ultimo spicchio di sole scompare dietro la linea d’orizzonte arriva un alito di aria fresca. Ogni volta portando quella sensazione inaspettata di una cosa prevedibile, ma non pensata. Come se l’occhio avesse visto scomparire il sole, ma servisse anche l’alito di aria fresca per destarti. Come il gong nei monasteri zen. E poi arriva la tappa successiva, e così via.

Quella è poesia perché descrive l’incanto. Ma l’incanto arriva perché ogni volta è nuovo. C’è di più, c’è di meno – un po’ più di lato, un po’ di solido o etereo, e ogni volta senti che è diverso.

Ieri stavamo lavorando sul fegato: il facilitato, sdraiato a terra, il facilitatore, che era in un ruolo attivo, e poi un terzo che stava semplicemente in piedi con i talloni appoggiati proprio davanti alle ascelle del facilitato per evitare che le spalle si muovessero, una specie di “perno”.

Io ero il terzo, e me ne stavo lì un po’ passivo. Le esperienze sono sempre a due. Era la prima volta che mi capitava di fare un’esperienza in tre, senza essere attivo. E ho iniziato a vedere il facilitatore che si concentrava… si muoveva lentamente con gli occhi chiusi. Sotto di me sentivo il respiro del facilitato farsi sempre più profondo. Gli espiri così pieni di resa e di soddisfazione…

Ma poi oh oh. Oh oh oh.

Anche il mio fegato – e lo sentivo come se fossi esterno alla cosa – stava scivolando sul fondo della schiena! Uh! E oltretutto ero in piedi!

Come potrei classificare questa cosa nella triade intenzione-resa-goduria? Impossibile, no? Magico, sì. O forse semplicemente inevitabile, anche se sembra incomprensibile? Un po’ come la brezza dopo il tramonto… Questa cosa, se la provate è certo super intrigante, ma con risvolti quasi da timore reverenziale.

Le implicazioni non sono difficili da immaginare. Ma non è facile ammetterlo. Tanto meno farlo nella vita reale.

Mmmm… o che succeda anche lì, che lo ammettiamo o meno?

Andrea Ambrogio