Il mio era lo scetticismo abituale che solo una donna mediamente alta, per essere italiana, può avere nei confronti dell’atteggiamento, frequente, degli uomini di normale statura, sempre italiani, ché le frasi sono poi sempre quelle: se io sono alto 180, allora anche tu devi essere parecchio più alta di quel che dici, e l’implicito (guarda che io sono davvero alta come dico sei tu che sei meno alto di quel che credi!) pare fastidioso da ammettere.
Stavolta, però, s’è passati ai fatti: quando si dice la testardaggine.
Avete presente quelle vecchie bilance delle farmacie, col metro incorporato? Beh, a padova ce ne sono a pacchi, di farmacie con bilance e metri di precisione.
Ce l’aveva il pediatra quando ero piccola, probabilmente proprio la stessa.
Ecco. Quel metro lì nella farmacia all’angolo dice che dall’ultima volta che mi ero misurata, sono cresciuta.
Due centimetri.
(Il mio amico, apparentemente, invece ne ha persi quattro, ma questa è un’altra storia).
Mi è venuta in mente la battuta di un trainer rivisto di recente: “sembri cresciuta”.
Mi è venuta anche la voglia prepotente di fare quattro chiacchiere vis-à-vis con la pletora di ortopedici che quando avevo tredici/quattordici anni terrorizzarono i miei genitori, sostenendo che sui vent’anni non sarei più stata in grado nemmeno di camminare, “con quella schiena”…
Il risultato dei pochi anni in cui ho praticato yoga in maniera diversa, dopo aver capito alcuni principi grazie ad un approccio esperienziale all’anatomia, sono piedi più larghi e una certa insofferenza alle calzature, spalle e torace che non entrano più in nessuna giacca e un guardaroba da rifare, e due centimetri in altezza guadagnati suppongo alla scoliosi che avrebbe dovuto paralizzarmi vent’anni or sono.