Credere alla testa
Per poi non dormire la notte.
Venerdì, San Valentino e compleanno di mia moglie, sono andato in un ristorante vicino ad Alba, che ha una stella Michelin. La notte non ho dormito.
Sabato sera sono andato in un agriturismo dalle mie parti. La notte ho dormito splendidamente.

Nel ristorante Michelin ho mangiato molto molto bene (ma va?!), spendendo una cifra che ti aspetti di spendere in un ristorante così (sopra i 100…) e che ti fa sentire figo, al passo con i tempi, come se tu sì che sai sfruttare il bello che c’è in giro. La location era insieme antica e moderna. Le tovaglie bianche fino a terra facevano risaltare la rosa rossa incastonata in un vaso di acciaio post moderno. I camerieri, in abito, professionali e gentili. E poi lo chef, quarantatre anni di uomo alla mano, nonostante tutto. Orario di pranzo. Solo noi e un’altra coppia. Roba da pochi ma buoni, se ci siamo intesi. E poi il cibo. Nove portate nove. Un insieme di gusto, idee e ammaliamento. Tradizione della cucina e cibi esotici. Gusti di sempre in perfezione insieme ad accostamenti da brivido, ma azzeccatissimi. Dimenticavo la musica di sottofondo. Ma se la fanno fare apposta?

Poi, la sera dopo, mi ritrovo a cercare la stradina, in mezzo ai boschi, di questo nuovo agriturismo. Nessuna insegna. Bosco fitto. Dopo 3km finalmente vedo la casa. Carina (pietra e legno) ma veramente spersa nel nulla. La padrona era stata la cameriera della birreria del paese e la conoscevo. Una signora di 55 anni dai modi, come dire, non proprio fini. Da noi in Piemonte le chiamano patelavache (che significa più o meno quella che, in una cascina, è addetta solo a frustare le mucche per farle muovere…).

Il locale è super super affollato. Tutte persone dalla campagna circostante. Gli uomini hanno quelle manone di chi le usa per lavorare, per davvero. Donne vestite e truccate che si capisce che è giorno di festa.

Tavolo vicino alla stufa a legna, temperatura pre infernale (la piccola di 4 mesi ha passato la serata con il solo body addosso). La cameriera ci spiega le regole del locale, anzi la regola. Solo una: “Io porto i vassoi e voi me li restituite sempre vuoti”. 7 antipasti, 2 primi 1 secondo tris di dolci, 20 euro a testa.

E poi la prima notte non dormo e quella dopo ronfo come un agnellino. E non è solo che mi girano le palle per aver speso più di cinque volte tanto. È proprio che ti fermi e ti viene da chiederti, ma perché la stella Michelin la danno dove spendi cinque volte tanto, ma poi non dormi la notte? Perché ancora oggi non riesco ad ammettere che sto meglio all’agriturismo, senza se e senza ma?

Perché mi hanno educato nella testa. O meglio, a credere soprattutto nella testa e in quello che esce da lì.

Andrea Ambrogio