Conoscere l’anatomia da dentro
Quali sono i diversi livelli di anatomia esperienziale?[:es]¿Cuáles son los distintos niveles de anatomía experiencial?

Si dice sempre “il corpo parla”. In che senso?

Espressioni come “il corpo parla”, “saggezza del corpo”, “ascolta il tuo corpo” per me esprimono una visione che definirei pre-copernicana: ossia mantengono il pregiudizio che al centro di tutto vi sia il cervello. Persino l’impostazione psicosomatica, nel cui campo ho lavorato inizialmente, parla del sintomo come di un messaggio che il corpo invia alla mente, che ha il compito di decifrarlo. Così l’identificazione diventa “io sono il mio cervello”, mentre l’esperienza ci rivela che noi siamo il nostro corpo. Il corpo non parla a un organismo superiore, il cervello: il corpo pensa in sé, integrando in un’unità profonda tutti gli aspetti cognitivi, emotivi ed esperienziali. La psiche non è altro che il corpo che si pensa.

Cos’è l’anatomia esperienziale? Ci fa un esempio?

Ho studiato anatomia per anni, preparando una serie di esami universitari e imparando i nomi di tutti i dettagli del corpo. Eppure, in quell’epoca, non ho mai provato a sentirli in me: conoscevo tutte le ossa e le cartilagini del braccio, ma non le collegavo al mio braccio che sfogliava le pagine del libro. Quando tutto d’un tratto ho scoperto che tutto ciò si poteva anche sentire, è stato uno shock, che ha rivoluzionato l’approccio a me stesso, al mio lavoro e anche agli altri aspetti della mia vita. Da qui è partita una ricerca che per me si è rivelata sempre più entusiasmante.

L’anatomia può essere cognitiva (il conoscere intellettualmente il corpo) o esperienziale (il conoscerlo attraverso il sentire).

L’anatomia esperienziale ha poi vari livelli:

un primo livello esterno: tornando all’esempio del braccio, attraverso il contatto esterno con le ossa trovo conferma di ciò che ho studiato.

il secondo livello è più interno: cosi come flettendo leggermente una matita di legno ne posso percepire le fibre interne, analogamente posso avvertire la consistenza interna dell’osso.

il terzo livello è più profondo: attraverso il respiro, sento ed entro all’interno delle ossa del braccio, sintonizzandomi con il movimento del tessuto connettivo che lo permea.

un quarto e ulteriore livello: entro con la percezione nelle ossa (o in qualsiasi altra parte) e poi, per così dire, mi ci “sciolgo” percettivamente. Se abbandono il mio ego, è come se diventassi osso. É quello che impropriamente chiamiamo uno stato “alterato” di coscienza, quando invece è una possibilità del tutto accessibile e praticabile normalmente, come ho visto fare in maniera naturale a bambini e persone di altre culture».

Lei propone da molti anni l’approccio esperienziale all’anatomia nelle scuole di yoga. Perchè questa scelta?

In realtà non è stata una scelta, ma mi hanno chiamato. Avevo sempre pensato che ci fosse un’affinità profonda tra yoga e anatomia esperienziale. Possiamo anzi dire che la seconda è originata dal primo: l’anatomia esperienziale per certi versi è come se fosse una organizzazione in forma occidentale di percezioni già presenti in alcuni aspetti della tradizione yoga. Quando, ancora studente, ho cominciato a praticare yoga, con l’obiettivo di sentire, ad esempio, gli organi dal di dentro, come descritto da alcuni autori, mi è parso irraggiungibile: quel linguaggio non era il mio e provavo frustrazione. Ho dovuto elaborare un linguaggio che partisse dalla mia cultura occidentale. Così ho capito e mi sono riavvicinato allo yoga con un altro gusto e un’altra soddisfazione.

Yoga e Anatomia Esperienziale

«L’anatomia esperienziale mi ha ispirata a riscoprire lo yoga dopo 20 anni di pratica. mi ha dato gli strumenti e la prospettiva che mi hanno permesso di approfondire la conoscenza delle relazioni tra corpo e mente, partendo dalla sensazione e dall’esperienza personale: sono arrivata a sentire sfumature in questo senso che prima non mi riusciva di percepire. Ho sempre detto che credevo nell’intelligenza corporea, ora posso invece dire che la rispetto profondamente».

Tere Puig (trainer di Yoga per la gravidanza e la famiglia)[:es]En muchas universidades y formaciones se estudia la anatomía durante años, preparando una serie de exámenes universitarios y aprendiendo los nombres de todos los detalles del cuerpo. Sin embargo, no se realiza nunca la experiencia de sentirlo dentro de uno mismo: conozco todos los huesos y los cartílagos del brazo, pero no lo relaciono con el brazo que está pasando las páginas del libro. Cuando se descubre que todo esto en realidad se puede sentir, es una especie de iluminación, que revoluciona el enfoque sobre uno mismo, al propio trabajo y también al resto de aspectos de la vida.

La anatomía puede ser cognitiva (conocer intelectualmente el cuerpo) o experiencial (conocerla a través del sentir). La anatomía experiencial tiene distintos niveles:

–    Un primer nivel externo: volviendo al ejemplo del brazo, a través del contacto externo con los huesos encuentro la confirmación de lo que he estudiado.

–    El segundo nivel es más interno: así como doblando ligeramente un lápiz de madera se pueden percibir las fibras internas, del mismo modo se puede sentir la consistencia interna de los huesos.

–    El tercer nivel es más profundo: a través de la respiración se siente y se entra en el interno del hueso sintonizándose así con el tejido conectivo que lo penetra.

–    El cuarto y último nivel: se entra a través de la percepción en el hueso o (en cualquier otra parte del cuerpo) y luego, por así decirlo, uno se‘derrite’ perceptivamente. Si se abandona el ego, es como si uno se convirtiera en hueso. Es lo que decimos erróneamente estado ‘alterado’ de conciencia, cuando en realidad es una posibilidad totalmente accesible y practicable, tal como he visto hacerlo a los niños y a personas de otras culturas».

da intervista di S. Acquistapace a J. Tolja per la rivista Yoga Journal[:es]de la entrevista de S. Acquistapace a J. Tolja para la revista Yoga Journal Italia