Ufficialmente per un ideale famigliare, politico o spirituale, perché quando chi ci chiede sacrifici lo fa per soddisfare i propri interessi, di certo non dichiara di farlo per questo motivo, ma lo nasconde dietro il nome dell’ideale più plausibile in relazione al sacrificio richiesto: famiglia, patria, Dio etc. In questo modo la capacità di sacrificarsi, da mezzo, diventa un fine, perché il suo obbiettivo reale, dall’essere quello di una precondizione per una migliore e maggiore soddisfazione dei nostri bisogni, diventa invece quello di farci rinunciare a questi per poter servire quelli altrui. Se questa diventa una condizione permanente, al di là delle nostre convinzioni, in realtà non ci porta da nessuna parte, perché il suo vero scopo non è la nostra realizzazione, ma la nostra subalternità.