Corpo visto e corpo percepito
Guardare il proprio corpo con occhi benevoli.

Ho affittato una sala e ho fatto quattro trattamenti con l’idea (e la paura) di dare continuità a questo appuntamento a seconda delle richieste.
La sala è grande quanto due stanze. Mi trovo bene a lavorare nello spazio.
L’idea di stare rattrappita in una stanzetta a lavorare col corpo mi fa orrore. Mi manca subito l’aria. Rinuncio in partenza. Me lo posso ancora permettere.
Ad ogni modo, in questa sala, una parete è tutta specchio e durante un trattamento mi è scappato l’occhio e mi sono guardata: una fisioball fatta e finita. Ho uno “spessore” che non trovo nelle altre persone, anche in quelle più corpulenti. Non so perché.
E non mi sento così, voglio dire: sono tonda, …tanto tonda!
Sento una componente armonica, organica, di accoglienza. E quando tratto è questo che porto, è questo che sono.
Poi guardo dall’esterno il mio corpo e non è come lo sento. Subentra il giudizio, un senso estetico imposto. Anche per questo sono maldestra. Sento misure che non mi corrispondono.
Okay, anche l’occhio vuole la sua parte… E se l’occhio allargasse il campo d’osservazione dal “visto” al “percepito”?
Ho imparato ad amare questo corpo per come lo sento, guardandolo con occhi benevoli e riconoscenti anche se ora non so più come vestirmi.

Paola Fegro