Quanto più la nostra vita emotiva è aperta e viva, tanto più il nostro torace pulsa tra apertura e chiusura, libero di muoversi tra i due momenti. Mentre ciò che succede quando si verifica una chiusura a livello emotivo, è che il petto viene tenuto in un’unica posizione. Può essere tenuto bloccato in posizione di flessione, cioè come quando termina l’espirazione, col risultato di avere un torace meno sviluppato e sintomi come respiro scarso e bronchiti ricorrenti; oppure può essere bloccato in estensione, cioè come quando termina l’inspirazione, col risultato in questo caso di avere un torace iperespanso con sintomi come asma o enfisema.
In entrambi i casi può succedere che a un certo punto della vita si senta il bisogno di cambiare e di indirizzarci verso un trattamento che aiuti a recuperare maggiore pienezza emotiva. Se avevamo rimosso dal nostro sentire il cuore e le aree circostanti, dopo una seduta di tipo corporeo volta a sentire e liberare il petto, magari potremmo ritrovarci a fronteggiare una vulnerabilità emotiva ormai dimenticata, o una ipersensibilità adolescenziale, o più semplicemente una qualche forma di tristezza, con le quali non siamo più abituati ad avere dimestichezza.
Questo ci può cogliere impreparati. Dopo un trattamento volto a reintegrare una parte di noi stessi che col tempo si è “asciugata” potremmo anche ritrovarci a piangere per giorni semplicemente per una parola o un silenzio di qualcuno a cui vogliamo bene. Ciò nonostante questa nuova apertura ci darà la possibilità di sperimentare la vita più pienamente e profondamente che se avessimo continuato a ignorare questa vulnerabilità. Ci darà cioè la sensazione di essere vivi e di non vivere come se stessimo guardando un film. Potremmo inoltre vedere la sensibilità come un alleato che ci aiuta a percepire e capire, a un livello più profondo, noi stessi, il nostro ambiente e le nostre relazioni.