La vecchiaia è selettiva, e lo è per necessità. Si è costretti, per mancanza di tempo e per la diversa quantità di energia disponibile, a occuparsi di meno cose. Si rischia di perdere contatto con fenomeni importanti.
Sono diversi anni, per esempio che non so chi sia Kim Kardashian. Vedo il suo nome balenare qui e là, e le sue foto ovunque (la più recente con il calciatore Mbappé: lui invece so bene chi sia). Ho cognizione, molto vaga, che questa Kim debba il successo a una serie tivù americana, poi trasferito sui social; oppure che debba il suo successo ai social, e poi lo abbia trasferito in una serie tivù. Ma non ho mai voluto né potuto approfondire: al solo nome “Kim Kardashian” scatta una specie di blocco, di tilt neurologico. Passo oltre.
Magari sulla signora esistono illuminanti saggi, e lei stessa ha in serbo opere imponenti, scoperte scientifiche salvifiche, è la nuova Virginia Woolf, la nuova Madame Curie. Con altri mezzi – non più il romanzo, non il lavoro – è un genio, e lo dimostrerà. Io comunque non lo saprò mai. È come se l’avessi eletta, scegliendo il suo nome a caso tra migliaia, archetipo di tutto ciò che non voglio conoscere – non faccio più in tempo.
L’episodio, in sé, è irrilevante: Kim non ha alcun bisogno di me, nemmeno sa che esisto, e io non ho alcun bisogno di lei anche se so che esiste. Ma è rilevante, invece, la necessità di scegliere come e quando non esserci, non partecipare. Poi certo, a latere di tutto ciò, pesa anche un poco di presunzione: senza alcuna prova ragionevole, per puro istinto, io sono sicuro di avere scelto, scegliendo Kim Kardashian, la più tipica delle cose delle quali fare a meno senza rimpianti.