Smettere di stare al gioco
Si impara molto presto a vedere i bisogni degli altri e a ignorare i propri.
Ho dovuto imparare a osservare e giudicare tutto ciò che provavo con gli occhi di mia madre uccidendo, per così dire, i miei sentimenti e bisogni.Pertanto, con il tempo ho perduto quasi completamente la capacità di percepirli cercando, poi, di soddisfarli.

Ho impiegato quarantotto anni di vita per scoprire il mio bisogno di voler dipingere, autorizzandomi finalmente a farlo. Alla fine, però, ci sono riuscita. Ancora più anni sono trascorsi prima che mi autorizzassi a non amare i genitori. Eppure, mi erano sempre più evidenti i guasti profondi che produceva in me lo sforzo di amare qualcuno che tanto danno mi aveva fatto nella vita, allontanandomi dalla mia verità, costringendomi all’autoinganno, imponendomi fin da piccola il ruolo della brava bambina che deve adeguarsi a esigenze emotive camuffate da educazione e morale.

Più mi avvicinavo a me stessa, più davo libero sfogo ai miei sentimenti e più il mio corpo parlava senza infingimenti, inducendomi a prendere decisioni che lo aiutavano a esprimere i suoi naturali bisogni. Sono riuscita a smettere di stare a un gioco voluto da altri, a prospettarmi solo i lati buoni dei genitori, a confondere a me stessa le idee, come avevo sempre fatto da piccola. Sono riuscita a decidere di voler crescere, e la confusione è scomparsa.

A. Miller
da la rivolta del corpo