Questo avviene perché la famiglia è diventata il rifugio coatto di individui altrimenti privi di sbocchi e speranze. Io voterei molto volentieri per quella parte politica che la smettesse, una buona volta, di riempirsi la bocca di “famiglia” e di “valori della famiglia”. E si preoccupasse, piuttosto (anche per salvare la povera famiglia italiana dal suo ruolo asfissiante, iperprotettivo, malato) di dare una montagna di quattrini alla scuola pubblica e all’università costruendo pensionati studenteschi, combattendo il precariato, finanziando e stimolando con ogni mezzo la salvifica fuga di casa dei giovani italiani.
La speranza di futuro di un Paese è direttamente proporzionale alla distanza che separa genitori e figli almeno durante gli anni della formazione di questi ultimi. Una politica intelligente generosa e lungimirante dovrebbe finanziare gli individui, non le famiglie, incentivare le solitudini e gli azzardi, non gli accrocchi obbligati di persone spaventate dalla vita. Io non sono familista, io sono statalista: uno Stato libero e forte crea scuole pubbliche forti, università forti, forti leggi che incentivano e proteggono il primo impiego. E aiuta i giovani ad accorciare i tempi della propria libertà. E magari: a farsi prima una famiglia.