Discorso completamente diverso è invece quello che riguarda la relazione, dove l’accettazione e il riconoscimento realistico dell’altro sono i pilastri portanti del rapporto. La relazione, quindi, consiste in un primo luogo in una rinuncia ad un ideale utopico della persona amata e a una dimensione di totalità. Quest’ultima, infatti, è una meta a cui noi tutti segretamente aspiriamo, ma più che una realtà dovrebbe essere considerata un mito.
Comprendere il significato della relazione, invece, significa partire da un presupposto fondamentale: ciò che amo non sarà mai completamente mio. Rinunciare al mito della simbiosi con la persona amata, però, non è un compito semplice, in primo luogo perché significa vivere l’esperienza di una separazione continua e ripetitiva dall’amato. Pertanto, vivere una relazione autentica implica anche il doversi confrontare con la propria lacerante e inesorabile solitudine. Né il gioco della seduzione, né la solidità di una relazione, infatti, potranno mai annientare questo fantasma, giacché la solitudine fa parte dell’essere umano e lo caratterizza.
Sebbene in linea teorica lo scopo primario di una relazione dovrebbe essere quello di scongiurare l’incombere della solitudine, non è possibile dire che ciò si traduca in realtà. L’essere umano è per definizione solo, ma soltanto di rado le persone riescono a riconoscere la propria fondamentale e strutturale solitudine. La relazione autentica implica anche un alternarsi di assenza e di presenza: non accettare questo binomio significherebbe soccombere dinanzi alla lontananza e alle inevitabili separazioni che la vita ci impone.
A differenza della seduzione, dunque, la relazione autentica si fonda su elementi assolutamente reali, concreti e, proprio perché tali, spesso dolorosi. Tuttavia, sebbene seduzione e relazione sembrino essere dimensioni distinte, in realtà spesso si snodano lungo gli stessi binari. In particolare, affinché fra due esseri umani possa instaurarsi una relazione degna di questo nome, è necessario che almeno per un breve periodo di tempo essi siano stati travolti dal vortice della seduzione. La nostra anima, infatti, non può nutrirsi solo di dati concreti e di verità oggettive; essa necessita anche e soprattutto di fantasie, di illusioni.
Non avere mai vissuto sulla propria pelle il brivido dell’illusione e il peso della disillusione, significa condannare la nostra anima ad una sterilità pressoché irreversibile. Ecco allora che, consapevoli degli elementi che differenziano la seduzione dalla relazione, potremmo interrogarci per comprendere quale di queste dimensioni sia più utile e salutare per il nostro benessere psicofisico. Non esiste risposta a questa domanda se non un semplice “entrambe”, giacché illusione e realtà sono polarità opposte ma indispensabili per la sopravvivenza della nostra anima.