Non conta che si sia un genio o un cretino, uno scrupoloso servitore del popolo o un cinico demagogo: conta che il Caso abbia deciso di ridicolizzare proprio lui, non altri. Credo fino a un certo punto nell’origine inconsciamente dolosa del lapsus, dell’incidente, del gesto maldestro. Credo nella sovranità del Caso, dunque del caos.
Può capitare a chiunque: al giornalista cui sfugge una minchiata in buona fede, al politico che proprio durante il comizio decisivo ha la cerniera lampo abbassata, all’innamorato colto da dissenteria proprio la sera dell’appuntamento fatale. Siamo fragili. Siamo ridicoli. Proprio per questo meritevoli di compassione.