I miti di unità familiare
Perché sono tanto più forti quanto meno consistenti sono i rapporti.
Intensi bisogni coesivi, da un lato, favoriscono prossimità spaziali e contiguità fisiche, dall’altro, a un livello emozionale più profondo non sempre consapevole, inducono vincoli di reciproca dipendenza e sentimenti così costrittivi di appartenenza, che sembrano impedire ogni processo di individuazione e di acquisizione di identità.

A questi miti coesivi rigidi che hanno naturalmente una specificità in rapporto alla singolarità delle storie familiari, si accompagnano quasi costantemente quelli che abbiamo chiamato “fantasmi di rottura”. Si tratta di timori che ogni movimento di autonomia o di distacco, ogni istanza di crescita o di separazione, possa rappresentare una minaccia di disgregazione irreversibile dell’unità familiare, piuttosto che una possibilità di sviluppo dei legami e di maturazione degli affetti.

Miti di unità e fantasmi di rottura, dunque, non solo corrispondono ad un tessuto emotivo largamente condiviso da tutti i membri della famiglia, ma sono facce speculari di una stessa realtà psichica, che occupa il mondo interno familiare e, nello stesso tempo, quello individuale.

La tendenza intrusiva e la contiguità senza confini che caratterizza le interazioni di invischiamento, non corrispondono necessariamente a intensi scambi o contatti affettivi, perché i fantasmi di rottura che, a livello mitico esprimono sentimenti angoscianti di perdita, indicano una “fragilità” dei legami che, perciò, debbono essere protetti. E infatti gli scenari che queste famiglie propongono, quando, come vedremo, sono invitate a rappresentare se stesse attraverso le “Sculture del Tempo Familiare”, sono spesso scenari di solitudine, di isolamento dei membri, di “vuoti affettivi” che, proprio per questo, debbono essere coperti e artificiosamente riempiti.

Uno degli aspetti più interessanti di questa ricerca, che mette a confronto il livello di interazioni con quello dei legami affettivi e con quello dei miti, è l’evidenza frequente che il primo livello, che “mostra” una fenomenologia di comportamenti intrusivi e invischianti, si accompagna, in realtà, acquistando il senso di un agito di difesa, con un sentimento di vuoto affettivo e con timori profondi di separazione, che emergono a livello dei legami e dei miti.

Questo, come si diceva non toglie coerenza alle interinfluenze circolari tra i livelli, ma ne rovescia i nessi di significato, illuminando alcune zone d’ombra.

Inoltre, e in particolare, miti rigidi di unità e fantasmi di rottura giustificano, con una nuova luce di senso, il blocco evolutivo di un sistema in cui l’angoscia di separazione e di perdita, sembra impedire ogni processo di trasformazione, congelando la famiglia in una sorta di mitico “arresto del tempo”.

L. Onnis
Dal libro: Il tempo sospeso