La malattia, più che all’individuo appartiene al sistema in cui egli si muove – esattamente come, nel corpo, il disturbo si manifesta nella maggior parte dei casi in una sola parte, pur esprimendo un disagio di tutto l’organismo.
Quando in una famiglia si verifica una situazione di stress, in genere è una sola persona a star male anche per tutti gli altri (figli, partner, animali), anche se esprime un disagio che non è solo suo.
Analogamente, sul lavoro, è facile incontrare una persona che esprime regolarmente il suo malessere, permettendo agli altri di incarnare una parte più forte e brillante. Nel momento in cui questo ruolo cade, generalmente va in crisi qualcun altro.
Non è casuale che nel momento in cui uno dei partecipanti a questo peculiare gioco di ruolo comincia a star bene, improvvisamente un altro cominci a star male, e viceversa.
Quando qualcuno, infatti, si adatta alle esigenze dell’altro rinunciando a tenere presenti i propri bisogni e lo fa forzandosi, il corpo riflette la situazione, segnalando l’aspetto alienato di sé che occorre recuperare per ritornare integro.
Osservare questa migrazione di sintomi, il loro legame con determinati cambiamenti all’interno della relazione, le occasioni in cui insorgono o regrediscono, può essere un’opportunità per individuare ed esplorare più direttamente chi si è veramente e che bisogni si hanno, come pure per conoscere i bisogni degli altri. O per verificare in presa diretta in che modo i vari modelli di relazione che si vanno instaurando con gli altri soddisfino (o non soddisfino) i bisogni profondi e il modo di essere delle persone coinvolte.