Dirsi tutto
La vera fedeltà non si promette,
semplicemente si constata.
Come restare fedeli agli istinti e mantenersi coerenti e costanti?
Come posso dire la verità su me stessa quando non so cosa mi stia accadendo? Ermes e Afrodite non possono adattarsi a quel tipo di definizione della verità che attiene alla ragione di Apollo (la verità logica) e di Zeus (la verità del codice sociale, la giustizia).

La menzogna può essere una barriera o una maschera, un rifugio psichico di cui noi soli sappiamo l’esistenza. Non parlo della coppia che vive in una condizione di menzogna permanente, patologica, ma di coloro per i quali la menzogna è in certi frangenti un modo di stornare per un attimo l’attenzione da sé, creando un temporaneo spazio di solitudine, una tregua prima di decidere se darsi alla fuga o impegnarsi in un autentico confronto.

Quando tra un uomo e una donna la necessità di “dirsi tutto” è compulsiva, risulta al servizio della dipendenza e del bisogno infantile di scaricarsi da ogni responsabilità, di farsi perdonare tutto, di “dire tutto a mamma e a papa” Non testimonia della trasparenza tra persone che si amano ma è un modo di mettere a tacere, sin dal suo nascere, ogni desiderio “illegittimo”. E’ allora che Afrodite insinua la menzogna, affinché il desiderio possa penetrare e infiltrarsi tra uomini e donne a dispetto dell’ordine morale dominante.

La menzogna gioca la stessa funzione della disobbedienza nelle fiabe. Marie Louise von Franz ha richiamato l’attenzione sul motivo frequente dell’eroina che infrange un tabù disobbedendo; le conseguenze della sua trasgressione sono terribili, la sua stessa vita è minacciata come la continuità dei legami affettivi, e lei si trova a dover sopportare dure prove, superate le quali però accede a un più alto livello di coscienza.

G. Paris
Dal libro “La rinascita di Afrodite”