Ma questa apparente confusione si può spiegare con il rapporto che queste due realtà hanno fra di loro: il vero contatto presuppone anche dei momenti di completa solitudine e viceversa. Per poter gustare davvero la solitudine, bisogna aver avuto una comunicazione profonda con le persone amate e poter partire con il cuore leggero. La donna che sembra più confusa è spesso quella che è priva sia di un contatto intimo e appassionante con il marito, sia della solitudine, perché tocca a lei assicurare la presenza accanto ai figli, che hanno tutti la tendenza a trattare la madre come un servizio domestico, costantemente disponibile.
Mai davvero sola, mai davvero emozionata da una relazione, questa donna sogna in certi momenti degli ardori afrodisiaci e in certi altri di riprendere la corsa e diventare di nuovo simile ad Artemide. Una vita condotta secondo valori politeisti presuppone che si possa prestare omaggio alternativamente all’altare di Afrodite e a quello di Artemide, permettendosi all’occasione le delizie della solitudine.