Cosa mantiene l'odio
Non è sempre vero che con l'età si diventa più tolleranti.
Il bambino tollera le assurdità dei genitori perché le considera normali e non può difendersi. Soltanto l'adulto soffre della mancanza di libertà e della costrizione, ma avverte la sofferenza nel rapporto con le figure sostitutive dei genitori, con i propri figli e con il partner.

L’inconscia paura infantile di fronte ai genitori trattiene dal riconoscere la verità. Non è vero che l’odio ingenera la malattia: può farlo l’odio quando è rimosso o scisso, ma non il sentimento consapevolmente vissuto ed espresso. Da adulto, provo odio soltanto se permango in una situazione nella quale non posso esprimere liberamente i miei sentimenti. In quella condizione di dipendenza, comincio a provare odio. Non appena riesco a uscirne – in età adulta ciò è quasi sempre possibile, salvo per chi è tenuto prigioniero in uno stato totalitario – non appena mi libero della mia condizione di schiavo, non provo più alcun odio. Ma fintanto che l’odio è in me, non serve proibirselo, come prescrivono tutte le religioni: serve invece comprenderlo per poter scegliere il comportamento che ci libera dalla dipendenza che tale odio ingenera.

Naturalmente, le persone che fin da piccole sono state costrette a separarsi dai loro sentimenti autentici, dipendono da istituzioni e lasciano che venga loro prescritto fino a che punto sono liberi di ascoltare ciò che provano.

A. Miller
da La rivolta del corpo