Secondo una ricerca Eurostat i maschi italiani sono, in tutta Europa, i meno avvezzi ai lavori domestici. Le femmine italiane, di conseguenza, sono al primo posto per numero di ore dedicate alla casa. Come nelle barzellette,insomma, con le mogli che raccattano i calzini e i maschi che non sanno neanche fare un caffè. E mamme e nonne che invece di lasciare figli e nipoti a marcire nei cumuli di biancheria sporca e piatti unti che gli si ammonticchiano intorno, provvedono a soccorrerli, ancillari e masochiste, servizievoli e castranti, allevando maschi incapaci di soffiarsi il naso da soli. Soprattutto al Sud. Ma anche quel Meridione più ingrugnito che è il Nord.
Impressionante l’inerzia di un Paese che sembra inchiodato per i secoli dei secoli alla propria caricatura “latina”, con compaesani che sposano prevalentemente compaesane (sono dati Istat), la casa vicino a quella di mammà, le femmine che rammendano e soffriggono, i maschi alla partita o in Parlamento, una ripartizione dei ruoli da paese post-contadino ma ancora pre-metropolitano. E ancora e sempre, magari per l’eternità, la sindrome di Stoccolma delega le donne premurose e soffocanti a uomini inetti e soffocati, che senza la mamma o la moglie morirebbero di fame o divorati dai pidocchi. E davvero non si sa chi sia la vittima, e chi il carnefice.