Però c’ero
Come la meditazione ha permesso di vincere il campionato di formula 1
Tratto da intervista di Marco Mensurati a Nico Rosberg

Dieci anni fa ero geloso di mia moglie, mi dispiaceva quando guardava qualcun altro. Oggi ho capito che il problema non è lei che guarda un altro, ma io che ho bisogno di avere tutta la sua attenzione, e ho rimodulato le mie reazioni di conseguenza. E siamo tutti più sereni. Il punto è che quando capisci le ragioni delle tue emozioni, adatti la reazione. E riduci gli errori. Si chiama consapevolezza di sé. Bisogna lavorarci tanto.

Ci ho lavorato con la Meditazione. È stata l’arma in più, quest’anno. Un’arte che puoi praticare ovunque, camminando, correndo, sul letto appena ti svegli. Sia chiaro, è un lavoro non una magia, ma se si pratica con costanza e serietà a poco a poco aiuta a migliorare. A me è servito: sono sicuro che dieci anni fa, in una situazione come quella in cui mi sono trovato negli ultimi dieci giri di Abu Dhabi, la gara decisiva… sono certo che mi sarei schiantato. Invece ero pronto. Non dico che fossi sereno, anzi ricordo che durante la manovra di sorpasso su Verstappen vedevo tutto rosso ed ero tesissimo. Però c’ero. E l’ho portata a casa… Dovrebbero farlo tutti, insegnarlo a scuola: viviamo al limite, sempre connessi incapaci di annoiarci o di stare soli. Accumuliamo storie e siamo sempre meno lucidi. Io, ancora oggi, la prima cosa che faccio ogni mattina è venti minuti di meditazione.

da La Repubblica