Arti che si ritiene essere sempre ben ‘incarnate’, come ad esempio lo yoga, non solo possono anche non esserlo (ad esempio, nei casi in cui sono “semplicemente una ginnastica scadente”), ma possono effettivamente essere anche fuorvianti.
Malgrado non mi preoccupino le attività che non sono poi così granché profonde, perché dopotutto alla fine portano comunque le persone verso pratiche più ‘sentite’ (agendo cioè come una sorta di “droga che fa da esca”, come mi piace definirle scherzando), mi preoccupano invece quelle che portano le persone lontano da se stesse.
Le false pratiche di ‘embodiment’ sono quelle attività che in realtà intorpidiscono le persone mentre al contempo affermano di aiutare le persone a incarnarsi. Tali abomini possono comportare pratiche particolarmente faticose, modalità particolarmente nevrotiche, forme di insegnamento particolarmente autoritario o un tale negazionismo del corpo finto-spirituale che in realtà scollega le persone dai propri corpi.
È difficile accorgersi di ciò, quando tutta la propria attenzione è sulla sopravvivenza, o su come far bene qualcosa solo per compiacere l’insegnante o per un ideale spirituale immaginario, invece che sulla realtà.