Se oggi alla domanda “andiamo al ristorante?” scatta automatica la risposta “no, dai, vediamoci a casa” , è perche troppo spesso i ristoranti si sono trasformati da occasioni sociali e conviviali in luoghi per adepti di quel culto del cibo dove i cuochi sono diventati Venerabili Maestri e tutto si ammanta di un’aura di sacralità.
Permettetemi di considerare questa cosa assurda e ridicola. Mi è accaduto un paio di volte di sentirmi impartire seriosissime lezioni se non prediche sui piatti che avremmo mangiato, la storia e l’origine degli ingredienti, e io – che giuro non sono rozzo – venivo colto dal prepotente impulso di comportarmi come John Belushi al ristorante di Blues Brothers.
Rivolgo allora accorato appello ai ristoranti che non sono così perché non cedano alla tentazione: restate caldi luoghi di incontro, non contegnosi templi di liturgia.
Per celebrare la natura vitale del cibo, non devitalizzate i vostri luoghi e le relazioni fra noi umani. Alla fine è il cibo a essere al nostro servizio, non certo il contrario.