“Credo che la didattica di base della musica, negli ultimi decenni, sia stata volenterosa ma fondamentalmente sbagliata. Diciamo la verità: certi infami pifferi messi a forza tra i denti degli scolari, con quegli strazianti miagolii che si sentono a volte uscire dalle finestre delle scuole, finiscono per farla odiare, la musica, a un ragazzino. Non credo neppure che sia necessario insegnare a leggere lo spartito, un esercizio tecnico dispendioso e inutile per chi poi non farà il musicista di professione”.
Allora che fare?
“Le racconto cosa faccio io. A Lugo c’è un bel teatro, il Rossini. Ci sono andato con la Cherubini per le prove della Jupiter di Mozart. Sinfonia difficilissima, inizia catturandoti con dolci lusinghe e termina nella metafisica più pura. Ho scelto di fare qualche ora di prove aperte, invitando tutto il paese. Parlavo, spiegavo, facevo esempi. Alla fine c’è stata un’ovazione di gratitudine sincera: di chi improvvisamente ha scavalcato un muro ed è arrivato a cogliere il piacere della musica”.
Vede allora che si può spiegare.
“Spiegare no, ma si può condurre. Io mi sento come l’architetto che descrive l’edificio, mostra la mappa, apre le porte delle stanze: ma è il visitatore che deve abitarci”.