Una volta mi capitò di parlare con Hideki Togi, famoso musico di corte della tradizione gagaku. La famiglia Togi si dedica all’arte gagaku dal periodo Nara (710-794), vale a dire da oltre milletrecento anni.
Quando gli chiesi chi ascoltasse quella musica, lui molto semplicemente mi rispose: «Nessuno». E poi: «Noi suoniamo, cantiamo e danziamo senza nessun pubblico, nell’immensa tranquillità del palazzo imperiale. Suoniamo fino a tarda notte…». Dal tono di Togi sembrava la cosa piú normale del mondo: a quanto pare, per i musicisti della tradizione gagaku esibirsi in assenza di pubblico è un fatto scontato.
Questo racconto descrive in modo poetico ed efficace la condizione di permanenza nel flusso. Una volta raggiunto uno stato di concentrata beatitudine, la presenza del pubblico diventa del tutto superflua: si apprezza il qui e ora e, semplicemente, si va avanti.