La propriocezione, cioè la capacità di percepire il nostro corpo dall’interno, è un senso connaturato nel nostro essere. Più forte all’inizio della nostra esistenza, durante la crescita viene poi generalmente surclassata dalla percezione visiva. Il motivo di questo avvicendamento è legato allo sviluppo di nuove funzioni, come ad esempio la capacità di astrazione, ma ha molto a che fare anche con il rapporto con la verità. Quanto più nel corso del nostro percorso educativo, per un processo di adattamento, siamo costretti a sopprimere ciò che sentiamo a favore di ciò che pensiamo, tanto più saremo visivi e tanto meno propriocettivi.
Dopo che tale processo di adattamento ha raggiunto il culmine in coincidenza con periodi di grande attività mentale, come durante gli studi o nella pratica di professioni che si fondano sul pensiero astratto, spesso inizia un processo di riscoperta della propriocezione.
Nel vedere un set di scarpe da uomo all’inglese e scarpe da donna a punta in una vetrina, una persona visiva si sentirebbe rassicurata dalle forme tradizionali e dalla rigidità dei materiali, in grado di garantire approvazione da parte dei membri del proprio ambiente sociale e lavorativo, mentre guardando qualcuno con scarpe larghe e morbide le troverebbe inadeguate.
Per una persona propriocettiva è l’esatto opposto. Nel vedere le calzature esposte nella stessa vetrina proverebbe un senso di disagio e costrizione alla sola idea di doverci infilare i piedi, come pure di doverceli lasciare per un’intera giornata di lavoro e per gli impegni sociali a seguire. Mentre vedendo quelle ampie e adattabili, prima ancora di considerarne l’estetica, proverebbe innanzitutto piacere all’idea che in queste scarpe i propri piedi siano liberi di aprirsi e traspirare. Allo stesso modo la valutazione del materiale usato non dipenderebbe dalla capacità di mantenere una forma prestabilita, ma dalla morbidezza e piacevolezza al tatto.