«Il modo in cui vestiamo non modifica solo la percezione che abbiamo di noi stessi, ma anche come funziona il cervello», osserva lo psicologo Adam Galinsky. Dati confermati da una ricerca australiana secondo cui lavorare da casa in pigiama, come è successo a molti in pandemia, riduce le prestazioni e peggiora anche il benessere mentale. Lo psicologo sottolinea inoltre che l’abito fa davvero il monaco, perché influenza parecchio come saremo visti dagli altri: «Molti studi hanno dimostrato gli effetti dei vestiti sulla percezione e le scelte altrui: una donna con abiti mascolini a un colloquio di lavoro ha più probabilità di essere assunta, un insegnante che indossi abiti formali viene ritenuto più intelligente di un collega in abiti casual».
Il cervello altrui impiega un attimo a catalogarci in base all’abbigliamento: secondo una ricerca dell’università di Princeton bastano da 130 millisecondi a un secondo a farci un’idea di chi abbiamo davanti guardando i suoi abiti, ma soprattutto chi veste meglio viene considerato sempre più preparato e capace di chi ha l’aria più dimessa, perfino se si tratta della stessa persona vestita in modi diversi e pure se si chiede esplicitamente di non considerare il vestito nel dare il giudizio.