Siamo più competenti della natura?
Per sviluppare il piede umano alla natura sono stati necessari quattro milioni di anni.
"Tra qualche decennio le generazioni future guarderanno alle nostre scarpe con lo stesso stupore con cui guardiamo oggi a quelle delle donne cinesi del passato”, spiega Jader Tolja, medico psicoterapeuta specializzato in Somatica. “In entrambi i casi i piedi hanno parti ritratte, atrofizzate”. Una atrofizzazione vissuta da tutti come necessaria, un prezzo da pagare alla modernità e all’immagine.

“I tacchi alti sono considerati oggetti che danno forza perché innalzano e, secondo un immaginario molto ingenuo, l’alto corrisponde al forte”, continua Tolja. “In natura vale esattamente il contrario: più sei vicino alla terra, più sei stabile e forte. Nelle arti marziali è chiaro: più riesci a tenere il baricentro basso, più sei potente. Più forza vuoi, più devi andare verso il basso. Ma, nella nostra cultura, la vera forza viene scambiata con l’immagine della forza. L’immagine ti preferisce su, in avanti, proiettato fuori. Come un supereroe, stretto in basso ed espanso in alto, perché la forza si deve anzitutto vedere. Così, per tirarti (letteralmente) su, metti scarpe con il tacco alto. Nutri l’illusione di rafforzarti quando, in realtà, ti stai indebolendo. È una sorta di circolo vizioso: ti fingi più forte con i tacchi e dopo due anni sei diventato debole per davvero, anche se la situazione di partenza era di forza”.

Come spiegano le ricerche della Somatica, questo dipende da due fattori. Il primo è che i tacchi eliminano l’alternanza tra contrazione e distensione e rendono cronica la tensione dei muscoli della gamba. I muscoli si fissano in estensione, per cui la tensione cronica della gamba la rende, a seconda della costituzione, più sottile o più grossa del fisiologico e la invecchia precocemente. Il risultato, insomma, è il verificarsi di un congelamento prima fisico e poi psicologico. Il secondo motivo è che, a causa dei tacchi, la schiena deve compensare con una tensione dei muscoli del diaframma: un altro irrigidimento che impedisce di inspirare ed espirare fino in fondo e blocca lo scorrere dell’energia a tutti i livelli.

Basta anche un piccolo tacco, insomma, per creare questa cascata di eventi. Molti ortopedici di vecchia scuola, tuttavia, considerano un tacchetto di qualche centimetro funzionale per la nostra postura e per la salute del corpo. “E’ una delle idee più stravaganti della nostra scienza medica”, spiega l’osteopata francese Jean Claude Faroux. “ Anche se a prima vista può sembrare sensata: se abbiamo sempre usato tacchi e dunque la nostra muscolatura posteriore si è accorciata e congelata in una situazione di tensione, quando li eliminiamo improvvisamente proviamo un senso di instabilità. Ma è un inconveniente che scompare se il riadattamento è lento e graduale. Certamente non puoi eliminare i tacchi da un giorno con l’altro. L’idea bizzarra sarebbe che la natura è riuscita a far volare le aquile e far nuotare i pesci ma che, fabbricando gli uomini, si sarebbe dimenticata di mettere i tre centimetri del ‘mitico’ mezzotacco, per cui ci dobbiamo pensare noi a correggere gli errori della natura!”.

Rossella Denicolò