Possedere o godere?
Le origini di una scelta.
In un famoso ritratto la signora Jav Gould, moglie del milionario americano, porta una collana di perle da mezzo milione di dollari.

La signora Gould confidò al fotografo di indossarla solo di fronte a estranei e di avere “paura” della sua collana. Certo non aveva paura di spendere denaro: la borghesia di ogni ordine e grado era dedita a frenetici acquisti e al pubblico sfoggio di ciò che aveva comperato. I ricchi dovevano mostrare ciò che possedevano perché gli altri si rendessero conto della loro posizione sociale: le merci erano simboli sociali. Ma chi godesse della sua proprietà, rischiava come dice l’espressione vittoriana, di essere “consumato dal piacere”.

L’allusione sessuale è palese: possedere ma non godere. Chiunque goda di un oggetto è probabile che venga distrutto dal piacere e che dissipi le sue risorse. Il compito disciplinare dell’individuo era quindi lavorare sodo per possedere, andarne fiero, ma non soccombere alla sensualità materiale.

Richard Sennett