Il problema, oggi, non è trovare un responsabile. È cercare una soluzione. Interrogandosi magari sul tipo di ideologia che attraversa la nostra società e che spinge al controllo e alla perfezione. Come se, per vivere, si dovesse “meritarlo”. Come se, per avere del valore, si dovesse costantemente essere capaci di andare al di là dei propri limiti.
Quello che cercano tante ragazze che soffrono di disturbi alimentari, è uno sguardo capace di rassicurarle sul proprio valore e sulla propria importanza. Non è solo, e banalmente, una questione di “peso”, di “bellezza” e di “magrezza”. È una questione di riconoscimento e di senso della vita. Ma per capirlo veramente, forse bisognerebbe interrogarsi sulle ragioni profonde di questo malessere diffuso.
Sulla competizione che non porta più solo su quello che si fa, ma anche e soprattutto su quello che si è. Sulla tendenza a ridurre l’essere sull’apparire. Perché è un problema che va ben oltre il mondo della moda o della danza.