Buone notizie
Oggi è possibile scegliere tra un piede pensato e un piede sentito.
Ogni generazione ha le sue idee assurde sul rafforzamento di qualche parte dell’anatomia umana.
Le persone anziane ricordano ancora il periodo in cui tutti andavano in giro con le caviglie protette. Giovani e vecchi portavano stivaletti con legacci. Si era persuasi che una scarpa, se non arrivava fin sopra la caviglia, era un disastro per la salute. Ma che fine ha fatto ci si chiede, la protezione delle caviglie, un tempo raccomandata con tanto calore da medici e venditori di scarpe? Cosa impedisce alle caviglie di spaccarsi in questa nostra epoca di scarpe basse?

Alla protezione della caviglia è succeduta la protezione dell’arco: milioni di acquirenti di scarpe sono decisi a «mantenere integro il proprio arco metatarsale» senza neanche sospettare che non ne esiste il bisogno. Tuttavia la finzione permane allo scopo di favorire la vendita su scala massiccia di «supporti» e «preservatori».

La paura che cadano gli archi è comunque roba da ridere in confronto a quell’altra calamità che è l’asimmetria dei piedi, cioè la differenza tra il piede destro e il piede sinistro di una persona; ma soprattutto all’asimmetria del singolo piede.

Pochi di noi sanno che il contorno di un piede non deformato deve essere asimmetrico. E’ chiaramente più piccolo da un lato. Guardiamolo con attenzione: l’alluce si protende da due a cinque centimetri oltre il quinto dito. Non solo ma le dita si allargano come un ventaglio. Invece a guardare la forma della scarpa, ci si aspetterebbe che le dita convergessero sulla punta e non verso il tallone. E’ quindi ovvio anche per l’osservatore più distratto, che per conformarsi alla linea di una scarpa l’alluce dovrebbe essere al posto del terzo dito, cioè al centro.

I fabbricanti di scarpe si sono dimostrati ammirevolmente pazienti con la natura. Anche se (o proprio perché) non esistono piedi che corrispondono ai loro ideali commerciali sull’anatomia, continuano ostinatamente a produrre scarpe simmetriche. E benché nel corso del tempo i piedi dei loro clienti non siano cambiati, non risparmiano fatiche né spese per presentare in ogni stagione una scarpa (simmetrica) per lo stesso vecchio piede. (L’odio patologico per la forma naturale del piede non è mai stato vigorosamente espresso come nei comandamenti degli Shakers i quali dicono che «è contrario all’ordine avere scarpe destre e sinistre».)

Per qualche atavico ghiribizzo della natura, ogni bambino normale nasce con i piedi non deformati. La parte anteriore del piede – misurata trasversalmente alle dita – è larga circa il doppio del tallone le dita si toccano appena e sono agili come quelle della mano. Se potesse continuare a gingillarsi con esse, il bambino arriverebbe facilmente a controllare i suoi piedi come controlla gli altri suoi arti. Ma noi nelle dita dei piedi agili non vediamo niente di ammirevole; ci sembrano anzi bizzarre, forse perché associamo i piedi prensili alle civiltà primitive. Per la nostra mente contorta il piede, in condizione non deformata, è un anacronismo se non addirittura una barbarie. E da quando la scarpa è diventata il biglietto di ingresso alla civiltà occidentale – in certi paesi rurali, come il Portogallo e il Brasile, il governo esorta i contadini a mettere le scarpe in nome del progresso – guardiamo con disprezzo alle nazioni scalze o calzate di sandali.

Poiché portare scarpe è sinonimo di portare scarpe cattive, la scarpa moderna diventa inevitabilmente uno strumento di deformazione. L’idea stessa di scarpa moderna non ammette soluzioni intelligenti: non è fatta per conformarsi a un piede umano, ma a una sagoma di legno la cui forma viene decisa dai capricci del «designer». Mentre il sarto tien conto del fatto che il suo cliente non ha le spalle e le braccia uguali, e l’ottico prescrive lenti diverse per l’occhio destro e per il sinistro, noi compriamo scarpe di misura e dimensioni identiche per entrambi i piedi, dimenticando – o ignorando – che non hanno la stessa larghezza o lunghezza. Persino nei paesi dove si riesce ancora a trovare un artigiano disposto a fare una paio di scarpe su ordinazione , è assai probabile che egli lavori su forme prodotte in serie e produca un oggetto non molto diverso da quelli industriali.

Fabbricanti e clienti sono concordi nel ritenere che la scarpa debba avere la precedenza sul piede. Essa serve non tanto a proteggere il piede dal freddo e dalla sporcizia quanto a plasmarlo in una forma alla moda. Le primissime scarpe dei bambini tendono già a spostargli le ossa e ad adattare il piede alla sagoma della scarpa. Al bambino non dà fastidio questo intervento: «Non aspettatevi che il piccolo si lamenti della scarpa che gli fa male» dice il pediatra dottor Simon Wilker, «il processo di storpiamento è indolore». Secondo uno studio decennale della Podiatry Society dello Stato di New York, il 99 per cento dei piedi è perfetto alla nascita, l’8 per cento mostra delle deformazioni a un anno, il 41 a cinque e l’80 per cento a venti; «entriamo nell’età adulta zoppicando» conclude il rapporto.

Bernard Rudowsky