Ci siamo espropriati e alienati nel modo più radicale, perdendo ogni traccia di noi. Pur di sentirci al mondo, abbiamo perso il nostro mondo, quello intimo, quello per cui siamo quello che siamo. E col nostro mondo abbiamo perso il pudore, che non è una faccenda di vesti e sottovesti, ma la custodia della nostra interiorità, che certe trasmissioni televisive pubblicamente, e i social network privatamente, ci invitano a consegnare agli altri con intime confessioni, emozioni in diretta, trivellazioni della nostra vita privata, storie d’amore che perdono il loro segreto, in quelle forme sguaiate di “spudoratezza” che vengono apprezzate e fatte passare come espressioni di “sincerità”.