Sottigliezze sensoriali
Perché la lingua giapponese ha ben 4.500 parole onomatopeiche?
La ricchezza onomatopeica del giapponese riflette l’ampio ventaglio di sensibilità e percezioni finissime.

Ogni lingua ha le proprie forme onomatopeiche, ma pare che in giapponese ne esista una quantità davvero impressionante.

A volte si parla addirittura di «simbolismo sonoro giapponese» e spesso l’espressione consiste di una stessa parola ripetuta due volte. Bura bura, per esempio, indica un modo sciolto e disinvolto di camminare, mentre teka teka descrive una superficie lucida. Se il baluginio è kira kira, per definire una sorgente luminosa piú intensa, come il fanale di una moto di notte, si usa invece l’espressione gira gira. C’è poi il ton ton, che distingue un tamburellamento leggero dal piú secco e pesante don don. Nel dizionario onomatopeico curato da Masahiro Ono (2007) sono riportati ben 4500 esempi di simbolismo sonoro.

Il fatto che in questa lingua esistano tante espressioni onomatopeiche significa, dal punto di vista dell’approccio lessicale, che esiste una correlazione tra il simbolismo sonoro e l’esperienza percettiva del mondo da parte dei giapponesi, che sembrano distinguere tra moltissime sfumature e prestare attenzione a una pletora di sottigliezze sensoriali. La proliferazione onomatopeica riflette dunque l’importanza delle più minute esperienze sensoriali nella vita di questo popolo.

L’attenzione dei giapponesi verso l’enorme varietà di qualità sensoriali esistenti ha favorito lo sviluppo di un artigianato e di metodi di produzione altrettanto raffinati.

Ken Mogi
Dal libro Ikigai