Che genere di persona sono?
Spostando l’accento dal comportamento al carattere, poi le persone valutano diversamente le scelte.
In un’ingegnosa serie di esperimenti condotti dallo psicologo Christopher Bryan, i bambini fra i tre e i sei anni avevano dal 22 al 29 per cento di probabilità in più di mettere in ordine mattoncini, giocattoli e pastelli quando si chiedeva loro di fare da aiutanti anziché di aiutare. Benché il loro carattere non fosse ancora consolidato, volevano conquistare l’identità di «persona che aiuta».
Bryan ha scoperto che gli appelli al carattere sono efficaci anche con gli adulti. Il suo team è riuscito a dimezzare i bari chiedendo: «Per favore non comportatevi da bari» anziché «Per favore non barate». Quando ci viene chiesto di non barare, possiamo farlo e continuare a vedere allo specchio una persona onesta. Ma quando ci viene chiesto di non essere bari, l’azione getta un’ombra sulla persona: l’immoralità viene legata all’identità, rendendo il comportamento molto meno attraente. Barare è un’azione isolata che viene valutata con la logica delle conseguenze: posso passarla liscia? Essere un baro evoca un senso di identità, inducendo a usare la logica della pertinenza: che genere di persona sono e chi voglio essere?
Alla luce di questi risultati, Bryan consiglia di usare i sostantivi in maniera più accorta. «Non bere prima di mettersi alla guida» si potrebbe riformulare come: «Non diventate conducenti ubriachi.» Lo stesso sistema si può applicare all’originalità. Quando un bambino fa un disegno, anziché definire creativo il disegno possiamo fare lo stesso complimento al bambino. Quando un’adolescente resiste alla tentazione di adeguarsi alla massa, possiamo elogiarla perché è un’anticonformista.
Adam Grant