Le derive linguistiche e lessicali rivelano una nuova specie di totalitarismo dello spirito che scoraggia, abbassa, aliena le forme della mente, in particolare quelle dell’estetica; che finisce per negare l’esistenza stessa dell’uomo, riducendola a parole vuote, a formule ereditate da un passato che non tornerà e che ha perso per noi ogni significato. E’ anche così che si uccide una lingua: se l’essere si forgia attraverso la lingua in cui pensa, nel rapporto che intrattiene con essa, allora oggi, molti di noi si trovano nell’impossibilità di pensare.
Che cos’è una lingua quando è ridotta alle formule del giornalismo, al discorso politico, a una serie di parole d’ordine uscite da internet? … è una lingua completamente morta per il pensiero.