Il linguaggio genera preconcetti
Come le parole che usiamo condizionano la nostra esperienza corporea.

Quali sono secondo te i preconcetti che possono limitare le potenzialità del lavoro craniosacrale?

Ogni modello e ogni nome che usiamo sono già di per se stessi dei preconcetti. Io credo che lo stesso termine Cranio-Sacrale possa essere un grande pre-concetto. E’ come se, ad esempio, usassimo il termine Milano-Roma per indicare l’Italia. Se non si considera che è un termine che ha un valore storico e, per molti di noi, anche affettivo, si rischia di non rendersi conto che descrive sempre meno quello che il lavoro craniosacrale è diventato e soprattutto diventerà. Ormai la terapia craniosacrale si sta evolvendo verso un lavoro sempre più profondo e completo sulla matrice connettivale nella sua totalità, seguendone i movimenti spontanei di respiro e di riorganizzazione e reintegrazione

Cosa intendi?

Il connettivo non è solo fasce, tendini e legamenti ma penetra ossa, organi e sistema nervoso. Gli organi sono fatti per la maggior parte di connettivo. Il fegato è fatto solo in parte di cellule epatiche, circa l’ottanta per cento della sua composizione di fatto è connettivale. Reni e occhi sono costituiti al 100% di tessuto connettivo.
Il che significa che non solo è possibile lavorare con il movimento dell’organo nel suo insieme, come già succede ad esempio con la manipolazione viscerale, ma che è anche possibile seguire e facilitare il suo movimento di ’reimpasto interno’. Lo stesso discorso vale ad esempio per il cervello che è costituito solo in minima parte da cellule nervose e invece per la stragrande maggioranza da connettivo sotto forma di vasi e soprattutto cellule gliali, che sono in pratica cellule connettivali vere e proprie. Se non pensiamo al connettivo in termini di un ’continuum’ che compenetra tutti i tessuti, ovviamente finiremo per limitare il nostro sentire e il nostro lavoro all’esterno di ossa, organi e sistema nervoso.