Tempo e organi
Da cosa dipende la percezione soggettiva del tempo?
«E' molto comune incontrare persone che dicono di voler cambiare perché sono troppo stressate ma che poi, davanti all'ipotesi di un cambiamento, non possono perchè sono troppo impegnate. Si tende a pensare che un individuo che non trova tempo per se stesso sia molto responsabile nei confronti del lavoro o della famiglia, ma quando si va a indagare sui rapporti di causa-effetto, quasi sempre si scopre che è il contrario: lavora troppo proprio per non incontrare se stesso»

spiega Jader Tolja, medico esperto in somatica.

«In alcuni casi occupare ogni secondo della propria esistenza è una scelta funzionale, una specie di tecnica antidepressiva che agisce sul controllo emotivo saturando gli spazi in cui potrebbero nascere emozioni e sentimenti, cioè proprio quello che si vuole evitare».

Fretta costante, dipendenza dal lavoro e iperattività sembrano essere dunque forme mascherate di depressione. Dove ritmi e scadenze non lasciano il tempo per pensare, non si pensa e si agisce come sotto ipnosi in un costante stato d’emergenza. Sia che si tratti di partecipare a meeting di lavoro sia che si debbano incastrare impegni come la spesa da fare con i figli da accompagnare a danza, a judo, a inglese… Ma cosa succede al nostro organismo e alla nostra psiche quando rinunciamo a concederci pause per recuperare energie?

«Chi vive nell’illusione che facendo più cose si possa ottenere di più dalla vita, sbaglia: è esattamente l’opposto», spiega Tolja, «perché il tempo soggettivo di una persona è dato dal suo rilassamento e dalla percezione che riesce ad avere con gli organi e con le altre strutture profonde dell’organismo».

A. Tagliacarne
dalla rivista Marie Claire