Vivere eternamente nella possibilità
La disperazione della debolezza.
E’ molto frustrante sapere
che si può dare un contributo e non riuscire a darlo.
Questa è la “disperazione della debolezza”.
Questa tensione può portare al suicidio,
all’annullamento, all’adattamento, alla ribellione
o anche alla trasformazione.
Vivere nella possibilità come fa l'eterna fanciulla è una forma di sconfitta.
Tratto comune a tutte le eterne fanciulle é quello di appellarsi o a un’innocenza assoluta o a un’assoluta colpa che sono le due facce della stessa medaglia che rinforzano la dipendenza nei confronti dell’altro per affermare o condannare.

Il padre della Bella Addormentata era un re che amava molto sua figlia ma dimenticò di invitare una delle più vecchie e potenti fate alla celebrazione del battesimo della bambina. La sua dimenticanza di tale potere femminile portò sua figlia a cento anni di sonno e inattività nel mondo. Il padre di Cenerentola si lasciò dominare da una seconda moglie estremamente autoritaria e di conseguenza sua figlia fu condannata dalla matrigna gelosa a vivere vestita di cenci e a fare la sguattera di casa.

Uno di questi uomini era alquanto potente ed era un re, l’altro passivo e inefficiente. Entrambe le figlie soffrivano ed erano relegate a ruoli inferiori e passivi. Questo è il ruolo passivo che rappresenta un modo in cui le donne esprimono il comportamento di eterna fanciulla.

Sia la Bella Addormentata che Cenerentola sono in ultimo salvate dal principe, proprio come molte donne che hanno vissuto passivamente hanno trovato salvezza e sicurezza nel matrimonio.

Tuttavia, in ultima analisi, la maggior parte di queste donne sente di aver tradito se stessa. La nostra cultura ha collaborato a questo tradimento. Le donne sono state elogiate per la loro compiacenza, adattabilità, gentilezza, dolcezza giovanile, cooperazione obbediente ai loro mariti. Le donne che vivono la loro vita secondo questo modello archetipico sono semplicemente rimaste fissate a un livello di sviluppo fanciullesco. Come Peter Pan, per molte ragioni, preferiscono non crescere, rimangono fanciulle eterne.

I vantaggi di questa scelta sono comprensibili. Può essere facile ed eccitante essere ammirate come creature dolci e giovani e dipendere da qualcuno più forte per le decisioni importanti, abbandonarsi a fantasie romantiche sul Principe Azzurro che attraversa muraglie di rovi per liberare la Bella Addormentata, civettare con le possibilità, diventare l’immagine camaleontica dei sogni e dei desideri di molti uomini o perfino ritirarsi dalla vita e vivere in un mondo di sogni. Ma gli svantaggi di questo stile di vita femminile sono anch’essi numerosi.

In cambio di questi benefici l’eterna fanciulla spesso cede la sua indipendenza e si costruisce una vita passiva e dipendente. Invece di svilupparsi dal punto di vista personale e professionale, invece di arrivare a costruire la propria identità, invece di scoprire chi é in realtà attraverso l’arduo compito della trasformazione personale, la fanciulla eterna di solito ricava la sua identità dalle proiezioni che gli altri fanno su di lei. Per citarne alcune: la donna fatale, la brava figlia, la moglie e padrona di casa incantevole, la bella principessa, la femme ispiratrice, persino l’eroina tragica. Invece di assumere la forza e il vigore del suo potenziale e la responsabilità che ne consegue, la fanciulla eterna abita nella debolezza. Come una bambola permette agli altri di fare quello che vogliono della sua vita.

Linda S. Leonard
dal libro La donna ferita