Gli antichi Greci imputavano agli dei le loro scelte emozionali. Psiche infatti non era la mente, ma l’anima. E nell’anima non c’è scissione tra mente e corpo. Quando essi sono stati divisi, Psiche non è stata più la compagna di Eros, l’amore nel senso più completo del termine, come conoscenza di sé, e si è ritrovata sola a meditare su se stessa sul lettino di uno psicanalista o in qualche gruppo di autocoscienza.
Andrea Ambrogio, un ex bocconiano che lavora nella finanza, un giorno decide di frequentare dei seminari di tipo corporeo e scopre che il territorio più esotico da visitare non è fuori, bensì dentro. Attraverso 101 aneddoti di vita quotidiana, nel suo libro Capire col corpo, racconta come sentire il proprio corpo lo ha portato a riequilibrare il suo rapporto vita-lavoro. “Frequentando seminari in cui si percepiva il corpo da dentro” spiega a Il Piccolo “ero così sorpreso ed esaltato dalle conseguenze pratiche che questo sentire provocava che continuavo a scriverne per chiarirle a me stesso; da qui sono nati gli aneddoti.”
Ma che differenza c’è tra ‘capire col corpo’ e ‘capire con la testa’? “È completamente diverso iniziare qualcosa partendo da una sensazione fisica o partendo da un’idea. La testa parte da un’astrazione, un progetto, un obiettivo. Analizza, suddivide, mette tutto in fila indiana. Il corpo invece non è che parta dalla realtà, è proprio la realtà, o perlomeno é talmente collegato a questa, tramite sensazioni fisiche ed emozioni, che ci rivela ciò che sta davvero succedendo in presa diretta. È come accedere alla verità delle cose in maniera intuitiva, senza mediazioni. E tale accesso diretto é una fonte continua di stupore. Siamo abituati a vivere partendo dall’alto, dal livello mentale. Con la sensazione, a volte, di essere però scollegati dal resto. Quando ho iniziato a sentire il corpo invece la verità arrivava dal basso, elaborata dalla mia pancia”.
Un grosso salto per una persona razionale: “Da bancario, vestito in giacca e cravatta e abituato a stare ore e ore seduto di fronte ad un computer, sono partito proprio dalla parte opposta rispetto al corpo. Non avevo la minima idea che si potesse sentire il corpo anche da dentro. Ma se ci è riuscita una persona come me, significa che è davvero un’esperienza accessibile a tutti”. E come si fa, da dove si parte? “Non solo da tecniche come lo yoga, il thai chi e la meditazione, ma anche da qualsiasi attività sportiva o artistica, come danza, disegno o canto, che venga attuata ponendo attenzione a ciò che ci succede dentro mentre viene praticata. Non c’è una disciplina o una tecnica migliore di altre, ma piuttosto persone e modi di praticare più attenti alle sensazioni interne e con cui entriamo maggiormente in risonanza”.