Una conferenza psicologica su Hemingway suona a dir poco di cattivo gusto. Hemingway avrebbe potuto offendersene, lui che degli psichiatri diceva a Hotchner: “Non capiscono niente degli scrittori e di cose come il rimorso e la contrizione, e degli effetti che possono avere su di loro. Bisognerebbe obbligarli a seguire un corso di letteratura creativa, così potrebbero capire gli scrittori”.
In questo sono d’accordo con Hemingway. La psicologia non può spiegare la letteratura né sostituirsi allo scrittore. Hemingway detestava la psicobiografia. Impedì la pubblicazione di un saggio psicoanalitico del dottor Lawrence Kubie su di lui e minacciò la madre di smettere di mantenerla se avesse concesso un’intervista a un giornalista di “Cosmopolitan”.
Hemingway detestava la riduzione di un uomo a un’idea, della vita così come la viviamo a ragioni “scoperte” successivamente, a giochi fatti. Teniamolo presente: le spiegazioni psichiatriche sono a posteriori, la psicologia spiega le azioni dopo che si sono svolte, con presunte ragioni operanti presumibilmente prima che le azioni stesse abbiano avuto luogo.