Come è noto ogni membro che raggiunge un certo rango nella scala gerarchica si crea la sua corte di fedeli discepoli tra i quali pescare quelli fortunati destinati a proseguirne idealmente le gesta.
In pratica i membri anziani tendono a perpetuare in fotocopia gli stessi stereotipi tipologici, cosicché la regola è che maestro e allievo appartengono, generalmente, allo stesso sottotipo. Anche questo meccanismo tende a favorire le varianti più ortodosse (classica e spregiudicata).
Lo sfruttamento del neofita da parte dei suoi superiori è cosa nota a tutti, ma c’è un’attività nella quale essi diventano, a causa di questo sfruttamento, particolarmente abili: quella didattica.
Il motivo di questa precoce maestria risiede nel fatto che i docenti più anziani, ponendo all’ultimo gradino di importanza l’attività d’insegnamento, delegano questa ai più giovani; inoltre, gli impegni didattici sono talmente in basso nella loro considerazione che la maggior parte delle volte se ne ricordano solo all’ultimo momento; così avvisano il neofita della sostituzione e questi è costretto a tenere su due piedi lezioni su argomenti di cui, talvolta, non sa nulla o quasi nulla.
Questo duro addestramento procura nel corso del tempo un’abilità a disquisire dottamente su argomenti di cui si ha appena qualche vaga nozione, e rende l’universitario un astuto millantatore.
Questa attitudine raggiunge i suoi più alti livelli quando il noto Professore interviene in ambito mass mediale per darci la sua illuminata opinione sugli argomenti più disparati, e più estranei alla sua professionalità.