Ogni persona ha inevitabilmente un’idea limitata di sé e del proprio potenziale perché invece che su un’esperienza corporea viva e dinamica, è basata su un’immagine mentale fissa. Avere chiaramente presente che siamo molto di più di ciò che la nostra mente crede dà accesso a risorse altrimenti, e letteralmente, ‘impensabili’, che nel tempo sosterranno il processo di realizzazione personale.
Questo processo ricorda gli ippopotami in tutù del film “Fantasia” di Walt Disney: il tutù è l’Ego che stringe in modo ridicolo il corpo grande e possente di quegli animali. Quando si crede al tutù, si perde gran parte delle proprie potenzialità. I genitori, gli insegnanti e i terapeuti sono efficaci nella misura in cui, pur rispettando la storia e la funzione del tutù, non finiscono per credere che la persona stia davvero tutta lì. Quando invece si lasciano convincere dall’idea limitata di sé che la persona che hanno di fronte propone, la loro funzione cessa.
L’ingenuità in cui continuamente si ricade è infatti dimenticarsi che, a essere limitato nella propria capacità di immaginazione e di cambiamento, non è il nostro corpo, ma la nostra mente. Ed è per tale motivo che, ogni qual volta questa, invece di voler dirigere la scena, si mette al servizio del corpo e semplicemente lo ascolta, il corpo stesso può finalmente avere accesso a risorse che vanno ben al di là di quelle della mente e riuscire così inesorabilmente a sorprenderci.