Ogni ironia è del tutto inutile. Perché è inevitabile che sia così. Il web è un luogo democratico, e si spera il più possibile neutrale. Non privilegia niente, è un grande parco con pochi guardiani dove tutti possono entrare e fare quello che gli riesce meglio. Non si può pretendere che tutti ci vadano a praticare lo yoga o ad allenarsi in affascinanti ed esoteriche arti marziali orientali. Sul web funzionano le cose più banali e prevedibili del mondo.
Ma al di là delle classifiche e delle tendenze, c’è un aspetto abbastanza preoccupante. Ed è il cosiddetto indice di gradimento o di popolarità.
Ma non si può mai dimenticare che i like, i cuoricini, le visite ai blog e quant’altro li mettono quelli che hanno cercato Sanremo 2014, la presentatrice Veronica Maya, perché involontariamente le si è scoperto un seno in una trasmissione del sabato sera, le trasmissioni “Amici” e “Miss Italia”.
La qualità sul web esiste, ma non diventa tendenza praticamente mai. Se ricerchi intelligenza e qualità devi rassegnarti a pochi like, a poche visite, a un numero di follower limitato. Chi posta buone foto su Instagram avrà un consenso minimo perché al popolo fotografico piacciono i tramonti rossi. Chi scriverà post pensati e sofisticati non riceverà molte visite. Dovrà sempre ironizzare o ridicolizzare qualcuno per attirare l’attenzione. Eppure le cose davvero interessanti restano e sedimentano. Sono semi, germogli di intelligenza, che non ammiccano al pubblico di internet, ma crescono comunque.