La “pseudomatematica”
La matematica non significa eseguire delle istruzioni: vuol dire creare istruzioni nuove.
Se la vostra professoressa di scienze cercasse di convincervi del fatto che l'astronomia si occupa di predire il futuro di una persona in base alla sua data di nascita, ne concludereste che è pazza; la scienza è penetrata nella cultura a sufficienza perché quasi tutti sappiano che cosa sono gli atomi, le galassie e le leggi della natura. Ma se il prof di matematica vi fa intendere, esplicitamente o dandolo per scontato, che la matematica non è altro che una sequenza di formule e definizioni e di algoritmi da memorizzare, chi vi farà capire che non è affatto così?

Questo problema culturale è un mostro che si autoalimenta: gli studenti imparano che cos’è la matematica dai loro insegnanti, i quali lo hanno imparato dai loro insegnanti, così che questa mancanza di comprensione e di apprezzamento della matematica nella nostra cultura si riproduce all’infinito. Peggio ancora, la perpetuazione di questa «pseudomatematica», questa enfasi posta sulla precisa ma meccanica manipolazione di simboli, crea una propria subcultura e un proprio ordine di valori.

Gli adepti di tale pseudomatematica traggono soddisfazione dai propri successi e l’ultima cosa che vogliono sentirsi dire è che la matematica è pura creatività e sensibilità estetica. Non pochi studenti laureati hanno mollato tutto quando hanno scoperto, dopo che per un decennio era stato ripetuto loro che erano «bravi in matematica», di non avere in realtà alcun vero talento matematico ma di essere solo bravi a eseguire le istruzioni. La matematica non significa eseguire delle istruzioni: vuoi dire creare istruzioni nuove.

P. Lockhart
Dal libro: Contro l’ora di matematica